La lista: il crudo elenco delle vittime del viaggio verso l’Europa
34.361. Questo è il numero delle morti accertate tra i migranti e i profughi che, dal 1993 ad oggi, intraprendono il viaggio della speranza verso l’Europa. Rimarchiamo: questo è il numero dei soli morti accertati. Il numero complessivo delle vittime è sicuramente molto più alto. “I migranti spariscono in fondo al mare, muoiono soffocati nei camion, vengono uccisi dalle terribili condizioni di vita dei campi dove sono rinchiusi o da gruppi di estrema destra oppure sono spinti al suicidio dall’insopportabile stress della loro situazione”.
Non ci sono mezzi termini nel rapporto stilato dalla United for intercultural action, una rete europea formata da oltre 500 organizzazioni antirazziste in 48 Paesi che, da 25 anni a questa parte, compila una lista dei migranti e dei profughi morti nel tentativo di raggiungere i confini dell’Unione Europea.
Nel 2002 la lista era un documento di una quindicina di pagine. Oggi contiene più di 30.000 voci.
Un elenco nudo e crudo, composto da 34.361 righe (la potete trovare pubblicata nel sito dell’organizzazione). Per ognuna, la data in cui è stato rinvenuto il corpo (o i corpi), il nome (ma solo se è stato possibile identificarne l’identità), l’età, il Paese di origine se conosciuto, la causa del decesso e la fonte attraverso cui l’organizzazione è venuta a conoscenza dell’informazione.
Secondo quanto riportato nell’articolo di Internazionale del 05/10/2018, “nel 2013 i morti per annegamento sono stati più di 900, nel 2017 questo numero era salito a circa 3.500”. Come detto, la lista appare ad oggi incompleta per l’impossibilità di avere a disposizione tutti i dati.
“Ci sono corpi senza nome che giacciono in fondo al Mediterraneo; nessuno sa quanti migranti siano scomparsi nel Sahara”.
Arresto cardiaco, affogamento, mancanza di farmaci, tubercolosi, ipotermia, suicidio: queste solo alcune delle cause di morte che si possono leggere nel lungo documento che sta facendo il giro del mondo. Un’artista di Instanbul, Banu Cennetoğlu, sta infatti conducendo un’analisi di come il sapere viene diffuso e di che effetti produce. Per questo, lavorando alla lista dal 2002, si sta adoperando per la sua massima diffusione: l’ha esposta alle fermate degli autobus a Basilea (Svizzera), su un muro a Los Angeles, nelle pagine degli annunci pubblicitari nei giornali di Berlino… “La lista costringe il lettore a rendersi conto che ogni morte è un fatto individuale”, afferma.
Un progetto che non vuole essere uno strumento per sventolare la tragedia del viaggio dei migranti, quanto piuttosto un “punto di partenza per riflettere”. “Abbiamo pensato che la notizia della morte di una singola persona riportata da un giornale poteva sembrare poco rilevante – spiega Geert Ates, uno dei fondatori dell’organizzazione olandese – Ma forse, raccogliendole tutte insieme, potevano suscitare l’interesse delle persone”.