Al via i corsi preparto!
Ho accompagnato cinque ragazze nigeriane e una eritrea al corso preparto organizzato dall’ASL di competenza. Quello che mi ha colpito di più? L’estrema naturalezza con cui affrontano la cosa, ripetendo spesso che non bisogna prepararsi troppo!
A scrivere è una giovane mediatrice in seno a Progetto Itaca che ci racconta di come le ragazze vivessero intensamente la gravidanza come dimensione da donna: infatti, nessuna di loro ha chiesto di portare il compagno, sono arrivate da sole, alla chetichella. Erano molto interessate alle posizione di rilassamento nei mesi di gestazione e ai cambiamenti anatomici che compie il corpo di una donna per ospitare un bambino, questo perché erano molto orientate sulla praticità, piuttosto che sull’emotività dell’evento.
Sulla scelta del nome hanno ricordato cosa sarebbe successo se fossero ancora in Africa e vivessero nelle loro città o villaggi: la comunità avrebbe scelto il nome, includendo in esso anche notizie sull’andamento della gravidanza e sugli accadimenti che si sono susseguiti in quel periodo. Non scelgono mai il nome prima, ma aspettano di aver partorito per donare al figlio il nome appropriato.